Venice Cocktail Week – Biancosarti e l’ospitalità di altri tempi

BIANCOSARTI  1

Quello che meno ci si aspetta, spesso, si rivela ciò di cui più si ha bisogno. E non si tratta neanche di fare sforzi complessi o ricerche tortuose, perché anzi, se qualcosa di bello deve capitare, lo fa senza avvisare in anticipo. Trovarsi in un angolino nascosto per ore di compagnia gioviale, riscoprire un prodotto storico; più in generale, star bene.

A meno di trecento metri dal Ponte di Rialto, uno dei simboli di Venezia più riconosciuti nel mondo, è tutto un dipanarsi di sottoporteghi, strettoie di mattoni, campi ariosi, calli da passeggiare. Pur avendoci l’indirizzo è facile perdersi mentre lo si cerca, ma vale la pena di addentrarsi nel labirinto del ventre alle spalle di San Bartolomio, per arrivare a I Rusteghi; un cortile silenzioso, dove il vociare dell’oste spicca su quello della convivialità autentica che si crea, appunto, senza neanche prevederlo.

Giovanni D’Este è la seconda generazione di una famiglia votata all’accoglienza, da oltre trent’anni alla guida di questa insegna incomparabile: un localino minuscolo che racchiude eccellenti prodotti del territorio, un migliaio di etichette di vino e il carattere autentico, diretto dell’ospitalità di una volta. Ed è per questo che, se è vero che la miscelazione contemporanea è arrivata anche qui, dato che I Rusteghi è tra le insegne protagoniste della Venice Cocktail Week, il tempo sembra essersi fermato in ogni caso.

Qui è dove si può ad esempio ritrovare il design brillante e romantico del Biancosarti, caposaldo dell’aperitivo italiano già dalla prima metà del Novecento, e dal 1995 parte del portfolio Campari Group. Robusto e dolce al tempo stesso, dai toni verdi e speziati per la sua ricetta segreta, shakerato in coppa è un prodotto che vive perfettamente in tema tra i tavoli massicci e le pareti in legno di questo angoletto nascosto nella Venezia più vera. Un viaggio indietro negli anni, a quando il Paese ruggiva di energie ritrovate e si ritrovava ai tavolini di bar genuini, senza pretese e per questo eccezionali, per il rituale più amato.

Poche ore si trasformano in uno spaccato di tradizione d’altri tempi; tavoli di sconosciuti che terminano la serata da amici, racconti di oggi e di ieri pensando al domani, a come la città reagisce alla seconda edizione di una kermesse che porta in Laguna, tra caffè storici e bar d’alberghi di lusso, la nuova lingua del bere bene e consapevole, di cui la creatrice della Venice Cocktail Week, Paola Mencarelli, è alfiere. E a come il movimento del bar, sulla scia dell’impegno di realtà come Campari Academy e del suo team, stia crescendo verso professionalità e competenza, a difesa dei valori di convivialità e qualità.

E quando si tratta di convivialità d’autore e di eccellenza, l’emblema non può che essere il Negroni. Da I Rusteghi passa ad accomodarsi anche Mauro Majhoub, icona del bartending mondiale e massimo cultore del drink italiano per antonomasia: dalle origini oggi famose nel mondo, quando il bartender Fosco Scarselli esaudì le richieste del Conte Camillo Negroni nel 1919, fino alle varianti che la miscelazione moderna propone ormai quotidianamente, il Negroni si conferma costantemente al centro dell’universo da bere in Italia e nel mondo. Ed è il sorso perfetto per salutare e darsi l’arrivederci a chissà quando, perché la compagnia migliore, di fronte al buon bere, si crea senza darsi appuntamento.