Roma Whisky Festival, l’impegno di Wild Turkey per il movimento whisky italiano

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“Far capire che il whisky è un prodotto per tutti”. Andrea Fofi, patron del Roma Whisky Festival, descrive così la missione della sua creatura, giunta alla decima edizione in undici anni. “Provarlo è il primo passo: non esiste un whisky che non piaccia, serve soltanto trovare quello giusto per ciascuno di noi”. Le mura del Salone delle Fontane (le prime tre edizioni si erano tenute all’Aranciera di San Sisto) hanno accolto circa cinquemila persone in due giorni, alzando il sipario sull’universo dei dram; “Il momento storico vede il consumo del whisky in aumento” prosegue Fofi, fondatore inoltre di ORO Whisky Bar, che conta circa 450 etichette di whisky in bottigliera. “Per quantità ma soprattutto per qualità: si spende magari di più per una bottiglia, che però renda meglio, soddisfi la bevuta, regali un’esperienza. Questo anche grazie agli sforzi di nuovi imbottigliatori indipendenti, che stanno spingendo per portare in Italia whisky di qualità”. Le previsioni future lasciano sperare ancora in meglio, anche alla luce degli sforzi di marchi storici, sempre attenti a proporre prodotti eccellenti e presentare novità interessanti.

Molti sono gli stereotipi collegati al distillato di malto per eccellenza, dall’essere un prodotto “datato” all’esclusiva di un consumo al maschile; tutti facilmente sfatati, se affrontati con piglio divulgativo e un approccio fresco. Wild Turkey, il whiskey icona di Campari Group, ha presenziato al Roma Whisky Festival proponendo l’intera gamma, a dimostrazione della duttilità di consumo disponibile: Rye e Bourbon, inclusa la variante overproof 101, per la miscelazione; Longbranch, Russel’s Reserve e Rare Breed (secondo posto al concorso annuale Whisky e Lode) per la bevuta liscia. Per whiskey si intende il distillato di cereale americano, derivante da mais o segale, rotondo e amabile; whisky è invece la dicitura relativa principalmente al prodotto di origine scozzese, derivante da malto d’orzo e spessissimo arricchito in complessità dalla torba, come l’etichetta Glen Grant, parte del portfolio Campari Group

Un’occasione per sfidare le barriere che il tempo ha creato, per forza di cose; il whisky è stato a lungo considerato una bevuta difficile, eccessivamente “forte”, poco amica di una meditazione godibile. Il lavoro di Wild Turkey vira anche su questi miti da rivalutare, come racconta il Brand Ambassador Aldo Bruno Russo: “La nostra miscelazione cerca di accompagnare il consumatore nei primi passi alla scoperta del whiskey; il Whiskey Sour è una delle nostre proposte d’ingresso, che frequentemente quasi sorprende chi lo prova per la prima volta. È un primo approccio che dimostra come il whiskey non sia un prodotto difficile, una sorta di barriera psicologica che andiamo ad abbattere”.

Oltre al Whiskey Sour, che rappresenta una miscela semplice ma già intrigante, allo stand Wild Turkey erano disponibili per l’assaggio anche il Wild&Ginger, combinazione di bourbon e ginger beer, e il leggendario Old Fashioned, cocktail per eccellenza che si esalta con Wild Turkey Bourbon 101, ad alta gradazione: “perfetto per l’Old Fashioned”, prosegue Aldo Bruno Russo, “che risale ai primi tempi della miscelazione e già da allora richiedeva un whiskey di maggiore impatto”.

L’impiego del whiskey in miscelazione è in decisa evoluzione, secondo il brand ambassador: “C’è grande attenzione, nei bar improntati a una miscelazione ricercata, alla creazione di ricette che si distacchino dai long drink basici (Whiskey and Soda, ad esempio), e si concentrino sulla presenza di preparazioni homemade che richiedono più ricerca (cordiali, riduzioni per la parte acida); è già un importante segnale, di per sé”. Il brand ambassador di Wild Turkey ricorda il suo Wild, Pink and Ginger come esempio del suo pensiero: bourbon, pompelmo rosa acidificato, sciroppo di frutto della passione, ginger beer e spicchio di pompelmo come garnish.

Nell’ambito di questa crescita del movimento whisky,  il bourbon traina il mercato, perché indubbiamente più morbido e più versatile in miscelazione. “È grazie al bourbon che il consumatore si addentra nella categoria, la comprende e l’apprezza, contribuendo all’evoluzione dell’approccio al whisky che è ormai in atto. Il movimento è positivo e in crescita, la richiesta si sviluppa costantemente: nonostante il periodo difficile per gli ovvi motivi legati all’importazione e al reperimento delle materie prime, lo scorso anno si è registrato un +30% di vendite”.

Bold, genuine, true: i valori del prodotto e delle persone che fanno parte di Wild Turkey sono ben evidenti  allo stand come sulla bottiglia. Un’affermazione chiara e autentica dell’approccio della famiglia Russell, autentica istituzione della distillazione statunitense e mondiale, alla materia prima, alla filiera, alla produzione. E il lavoro di Jimmie ed Eddie Russell ispira la community di bartender e appassionati che cresce costantemente insieme a Wild Turkey abbracciando sia il bourbon che i premium spirits. La Wild Turkey Family, l’iniziativa nata spontaneamente dall’impulso dei bartender affini ai valori di Wild Turkey, è arrivata a contare cinquanta membri, ed è uno degli aspetti fondamentali del lavoro del brand ambassador  e di Campari Academy, come racconta il Campari Academy Manager Arturo Carile: “La nostra presenza al Roma Whisky Festival conferma l’impegno di Campari Group nel mondo di whisky e whiskey; in particolare abbiamo supportato l’awareness del brand Wild Turkey e delle sue nuove release, dimostrando ancora una volta la nostra passione con iniziative, lavoro sul campo ed il rapporto diretto e capillare con il territorio”.